
In italiano qualsiasi persona, oggetto o concetto astratto ha un genere che può essere maschile o femminile. In italiano quindi diciamo ad esempio: la casa, il gatto, il sogno, il desiderio. Non abbiamo il genere neutro.
Il nome si divide principalmente in tre gruppi: il maschile che termina con -o, il femminile che termina con -a, e nomi sia maschili che femminili che terminano con -e.
Questa è una regola generale, non bisogna dimenticare che, come tutte le lingue latine, l’italiano presenta molte eccezioni.
Ne vedremo insieme alcune, quelle che sono le più comuni.



Come abbiamo già accennato, le eccezioni non mancano nella grammatica italiana, qui ne abbiamo alcuni esempi: alcuni nomi hanno una forma differente per il maschile e per il femminili (come il padre, la madre). Altri nomi non cambiano affatto e si può capire se stiamo parlando di un uomo o di una donna se guardiamo l’articolo che precede il sostantivo (come il cantante, la cantante). Infine ci sono dei nomi che pur essendo maschili non terminano in -o, bensì in -a (come il cinema, l’enigma) e nomi femminili che terminano in -o invece che in -a (come la moto, la metro).

Inoltre alcuni nomi che finiscono con -ista possono essere sia maschili che femminili. Anche in questo caso ci aiuta l’articolo che precede il sostantivo. Tutta la frase si concorderà con il genere maschile o femminile. Possiamo quindi ad esempio dire:
L’artista è molto bravo e dipinge bene.
L’artista è davvero creativa e stupisce i suoi spettatori.


Alcuni nomi che al maschile finiscono con -tore al femminile trasformano questo suffisso in -trice, ad esempio: il direttore, la direttrice. Fa eccezione il dottore, che al femminile diventa la dottoressa. Molti altri nomi al femminile aggiungono -essa, come ad esempio, lo studente che diventa la studentessa.
Infine, alcuni nomi hanno un significato diverso a seconda se sono al genere femminile o maschile. Un esempio su tutti è il banco. Quando usiamo questo nome al maschile vogliamo riferirci al tavolo al quale si siedono gli studenti in classe, a scuola. Quando invece usiamo questo sostantivo al femminile ci riferiamo all’ufficio nel quale è possibile depositare o ritirare il proprio denaro.

3 risposte a “Il nome: una guida pratica all’uso del sostantivo”
La lezione è perfetta.
Grazie di cuore!
Prof non ha sesso! Professoressa è sessismo
Alcuni pensano che “professoressa” o “la presidente” sia sessismo. Le lingue cambiano e si evolvono in modo autonomo. Non possiamo forzarle. Che dici?